mercoledì 18 maggio 2011

Usura Libera

'Largo alle banche e ai privati' questa la sintesi estrema del decreto sullo sviluppo presentato ed approvato il 5 maggio scorso da Tremonti al Consiglio dei Ministri.
Dopo la norma salva banche e l'anatocismo autorizzato (ossia il ricalcolo degli interessi sugli interessi), arriva l'innalzamento dei tassi di usura, dal 4% al 7%.
"La soglia del tasso di usura risultava particolarmente penalizzante" spiega Giuseppe Mussari, presidente dell'Abi "per una parte della clientela che aveva un un profilo di rischio più elevato - nei fatti gli precludeva l'accesso al credito bancario e - rischiava di farla finire nel circuito illegale".
Era un vero peccato non (poter) approfittare di tutte quelle persone che a causa di qualche difficoltà non venivano ben accolte dalle banche... e voilà, si alza allora il tasso di usura così da abbassare il rischio per le banche e facendo credito ai preclusi.

Un ragionamento che con l'usura non c'entra niente:
Si considera usura la pratica consistente nel fornire prestiti a tassi di interesse considerati illegali, socialmente riprovevoli e tali da rendere il loro rimborso molto difficile o impossibile, spingendo perciò il debitore ad accettare condizioni capestro poste dal creditore a proprio vantaggio, come la vendita a un prezzo particolarmente vantaggioso per il compratore di un bene di proprietà del debitore, oppure spingendo il creditore a compiere atti illeciti ai danni del debitore per indurlo a pagare.

Insorge Federcontribuenti: "Queste sono affermazioni folli" dice Finocchiaro, numero uno dell'associazione "si parla di usura e anatocismo in tv e sulla stampa come fossero pratiche legali, quando invece sono illegali e perseguibili per legge. Possibile nessuna voce dal Colle si alzi?"
Quando il decreto passerà dal Parlamento "ci aspettiamo che tutta l'opposizione, compatta, si opponga a questo decreto" perchè "ha il dovere di impedire quest'ennesimo attacco agli italiani".
Tra stipendi inadeguati, inflazione galoppante, tasse sempre più care per servizi pubblici sempre peggiori, tali da spingere le persone verso i servizi privati, i contribuenti italiani sono allo stremo. Un decreto sullo sviluppo degno di questo nome dovrebbe interessarsi dei reali problemi degli italiani e invece, ancora una volta, si è pensato agli interessi delle banche e dei privati.

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