mercoledì 17 ottobre 2012

Loro Vogliono Mungere e Sopravvivere

Qualche giorno fa, il Ministro dell'Ambiente Clini ha tirato le orecchie a Fiat, colpevole di non investire nel settore delle auto elettriche; lo ha fatto al convegno che si è tenuto alla Camera di Commercio di Milano su "Un’aria pulita è possibile: una strategia condivisa per combattere l’inquinamento".
Fiat dovrebbe "puntare in maniera chiara su veicoli ibridi e elettrici. Bmw ha avuto una crescita del 10% soprattutto perché ha ne messi sul mercato. E’ una chiave anche per dare una prospettiva all’auto nel nostro Paese. Mi auguro che Fiat abbia le competenze per ricominciare a guardare in questa prospettiva".
Ed aggiunge "Non mi sono rammaricato del fatto che Fiat non sia attiva in questo settore quanto altri produttori ma ho preso atto che ci sono delle case automobilistiche europee che hanno valori positivi pur in una situazione di crisi così grave per l’auto, soprattutto grazie agli investimenti fatti nel settore dell’auto elettrica e a trazione ibrida. Credo che questo sia un segnale che credo debba essere colto dalla Fiat."
La risposta di Marchionne fu un tantino piccata ribadendo che comunque Fiat detiene in Europa il primato per le vetture con più basse emissioni di CO2.
Ma dopo questo episodio, pare che Fiat abbia deciso di ripensare i suoi piani tecnologici: "Abbiamo deciso di studiare una collaborazione con il ministero dell’Ambiente e il governo sulla motorizzazione e la componentistica per affrontare la sfida ambientale del settore auto.Credo che Fiat abbia buone possibilità di svolgere un ruolo primario".

Io direi che Fiat dopo tutti i favoritismi che ha avuto, non solo dal Ministero dell'Ambiente, ma dallo Stato Italiano in generale, senza i quali fosse stata in un altro paese sarebbe già a gambe all'aria, dovrebbe solo chinare la testa - colpevole- e non mettersi a fare la voce grossa con chi rappresenta la vacca che ha munto per anni. Gli risponde anche Giuseppe Terracciano, segretario generale della Fim Cisl di Napoli che spiega che "ci preoccupa per il fatto che Fiat tende a investire sempre più in mercati più favorevoli, ma fuori dall’Italia".

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